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Il Made in Italy sotto assedio

Il Made in Italy sotto assedio: un viaggio tra sfide e opportunità

di Giuseppe Baldassarri Sales & Account Manager – Destination & Export Marketing in Italia


La bussola nel temporale

Immaginate di entrare in una bottega artigiana nel cuore di un distretto tessile italiano. L'odore del cuoio si mescola al ronzio delle macchine da cucire, mentre mani esperte accarezzano tessuti pregiati con la stessa delicatezza con cui un musicista sfiora le corde di uno Stradivari. Ogni gesto racconta una storia, ogni punto è una promessa mantenuta. Ma fuori dalla finestra, il mondo sta cambiando velocità.

Quella bottega è una metafora del nostro Made in Italy: un ecosistema dove ogni tocco conta, dove il percorso del cliente non inizia con un clic ma con un'emozione che si deposita lentamente, strato dopo strato, come la vernice su un mobile d'antiquariato. È un luogo dove si ascolta prima di parlare, dove si comprende il bisogno nascosto dietro il desiderio espresso, dove ogni interazione lascia un'impronta sensoriale che va oltre il prodotto stesso.

Ma oggi quella bottega deve competere con milioni di pacchi che attraversano i confini senza pagare dazio, con algoritmi che promettono tutto subito, con un mondo che corre a una velocità diversa dalla nostra. Come si naviga in questo mare in tempesta senza perdere la propria stella polare? Come si mantiene l'autenticità quando il mercato sembra premiare solo la rapidità?

La risposta non sta nell'imitare chi corre più veloce, ma nel ricordare perché le persone, alla fine, tornano sempre a cercare ciò che ha un'anima.


L'assedio silenzioso: la crisi della moda italiana

Dal 13 ottobre 2025 a oggi, il tema più discusso nei motori di ricerca e sui social riguardo al Made in Italy ha un nome preciso: la battaglia contro l'ultra fast fashion cinese.

I numeri raccontano una storia che fa male: in due anni, il valore della moda italiana è precipitato da 104 a 80 miliardi di euro. Non è un semplice calo di mercato, è un'emorragia che colpisce l'anima produttiva del Paese. Nei primi sei mesi del 2025 l'export del settore è sceso del 4%, mentre le importazioni sono cresciute del 6%, spinte soprattutto dalla Cina con un +18%.

Ma c'è un dettaglio che rende questa sfida ancora più insidiosa: ogni giorno arrivano in Italia quasi un milione di pacchi singoli dalla Cina, senza dazi, senza costi doganali e spesso evitando l'IVA. È come giocare una partita dove l'avversario non deve rispettare le stesse regole.

Luca Sburlati, presidente di Confindustria Moda, non usa mezzi termini: il sistema moda italiano è "sotto attacco". E non si tratta solo di una questione economica. Dietro quei numeri ci sono migliaia di piccole imprese artigiane nei distretti produttivi, famiglie che per generazioni hanno custodito un sapere che non si trova nei manuali, comunità intere che rischiano di scomparire.

Il Ministro Adolfo Urso ha convocato urgentemente un tavolo con i vertici delle principali associazioni della filiera – Camera Nazionale della Moda Italiana, Confindustria Moda, Fondazione Altagamma, Confartigianato e CNA Moda – per definire una strategia di controffensiva. L'obiettivo è duplice: fermare l'invasione dei prodotti a basso costo e tutelare la reputazione del Made in Italy dopo le recenti inchieste che hanno messo in discussione la legalità di alcune filiere produttive.


La risposta dell'Italia: nuove armi per una battaglia antica

La reazione del sistema Italia non si è fatta attendere. Il governo sta preparando misure concrete per riequilibrare la competizione:

1. La "tassa" contro il fast fashion
Una misura contro il fast fashion di origine cinese che potrebbe colpire anche portali come Shein, Temu e persino Amazon Haul, il nuovo servizio low-cost lanciato ad inizio ottobre. L'idea è eliminare l'esenzione dai dazi doganali per i pacchi di valore inferiore a 150 euro – una scappatoia che permette a questi giganti dell'e-commerce di operare con costi irrisori.

2. Certificazione di filiera
Dopo le inchieste su marchi come Loro Piana e Tod's, il governo punta a creare un ente terzo che certifichi preventivamente la legalità ambientale, sociale e lavorativa lungo tutta la filiera. Non basta più dire "Made in Italy": bisogna dimostrarlo, punto per punto, cucitura dopo cucitura.

3. Pressione europea
L'Italia sta spingendo Bruxelles per ottenere regole più stringenti sulle importazioni extra-UE. Nel 2024, nell'Unione europea è entrata in media una media di oltre 12 milioni di pacchi al giorno. È un flusso che sta distorcendo completamente la concorrenza.

Ma la vera domanda è: sarà sufficiente? Possiamo davvero proteggere l'eccellenza italiana solo con barriere normative?


Oltre la difesa: il Made in Italy che guarda avanti

C'è un altro fronte, meno urlato ma altrettanto cruciale: quello dell'innovazione e della promozione internazionale.

Il Tour Mondiale Vespucci e Villaggio Italia rappresenta un modello innovativo di diplomazia economica. Ha già toccato 5 continenti, 33 paesi e 53 porti, accogliendo circa 1,27 milioni di visitatori. Non è solo una nave storica che naviga: è un'ambasciata itinerante dove il Made in Italy racconta se stesso attraverso esperienze, cultura, tradizione e futuro.

Il Made in Italy Summit 2025 (28-30 ottobre) organizzato da Il Sole 24 Ore, Financial Times e Sky TG24, si concentra su una domanda fondamentale: come aumentare le esportazioni dagli attuali 625 miliardi di euro a 700 miliardi entro la fine della legislatura, coniugando doppia transizione digitale e sostenibile in un contesto geopolitico di disruption.

E poi c'è la Giornata Nazionale del Made in Italy 2025, che comprende oltre 500 iniziative in tutta Italia con un aumento del 30% rispetto alla prima edizione e più di 50 eventi internazionali in 30 Paesi di 4 continenti. Il simbolo scelto non è casuale: l'Uomo Vitruviano di Leonardo, perché anche di fronte all'intelligenza artificiale, è necessaria una visione antropocentrica.


Le prossime vetrine: dove incontrare il Made in Italy

Il calendario fieristico dei prossimi mesi offre appuntamenti strategici per chi vuole comprendere dove sta andando il nostro sistema produttivo:

Novembre 2025

deGusto 2025 (15-18 novembre, Catanzaro Lido)
Il Salone professionale internazionale dedicato all'agroalimentare di qualità, con centinaia di produttori regionali e nazionali pronti a raccontare le eccellenze del territorio.

MADE expo 2025 (19-22 novembre, Milano)
La fiera dedicata all'architettura, edilizia e design, con focus su sostenibilità e innovazione. Un settore dove l'Italia continua a dettare tendenze globali.

EICMA (4-9 novembre, Milano)
La fiera internazionale delle due ruote, dove le maggiori case motociclistiche presentano le loro innovazioni.

Dicembre 2025

Artigianato in Fiera (6-14 dicembre, Milano)
La vetrina dell'artigianato italiano, dove il saper fare manuale incontra migliaia di visitatori.

Più Libri Più Liberi (4-8 dicembre, Roma)
La fiera nazionale della piccola e media editoria, occasione per scoprire nuove proposte letterarie.


Il valore del tocco umano nell'era digitale

Torniamo alla nostra bottega artigiana. Oggi, quella bottega ha un sito web, spedisce in tutto il mondo, usa l'intelligenza artificiale per ottimizzare la produzione. Ma quando un cliente riceve uno dei suoi prodotti, trova ancora quella piccola nota scritta a mano, quel dettaglio imperfetto che tradisce la presenza umana, quella storia che non si può automatizzare.

Il Made in Italy sta imparando una lezione preziosa: non si tratta di scegliere tra tradizione e innovazione, tra lentezza e velocità, tra artigianalità e tecnologia. Si tratta di intrecciare questi mondi, di creare esperienze che rispettano il tempo necessario alla qualità ma parlano il linguaggio delle nuove generazioni.

La sfida del fast fashion cinese è seria, forse la più seria che il nostro sistema produttivo abbia mai affrontato. Ma mentre loro competono sul prezzo e sulla velocità, noi possiamo competere sul significato. Ogni prodotto italiano può essere un viaggio, ogni acquisto un voto per un mondo diverso, ogni etichetta una promessa di sostenibilità e legalità.


Conclusioni: la stella polare nel temporale

Mentre scrivo queste righe, immagino quella bottega artigiana che ho visitato tante volte. Il maestro artigiano mi ha detto una cosa che non dimenticherò mai: "Giuseppe, il fast fashion vende prodotti. Noi vendiamo tempo. Il tempo che serve per fare le cose bene, il tempo che il cliente risparmia perché non dovrà comprare di nuovo lo stesso oggetto tra sei mesi, il tempo dei ricordi che si legano a ciò che possediamo davvero."

Il Made in Italy non vincerà questa battaglia diventando più economico o più veloce. Vincerà rimanendo fedele a ciò che è: un manifesto di qualità, un impegno verso il futuro, un ponte tra generazioni che si passano non solo un mestiere, ma un modo di stare al mondo.

E forse, proprio in questo temporale, scopriremo che la nostra bussola – quella che punta verso l'eccellenza, la sostenibilità, la legalità e l'umanità – era esattamente ciò di cui il mondo aveva bisogno per ritrovare la rotta.


Ottobre 2025: luoghi da vedere, cose da fare, ispirazione per il viaggio.
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